Togni ha realizzato il sogno di una vita: ritagliarsi un pezzettino di Serie A e andare in gol per dimostrare a tutti quanti che sul suo conto si sbagliavano di grosso. Il metodista pescarese, da sempre ai margini del calcio, non si è mai dato per vinto: “Ci credevo: un calciatore preparato e mentalmente a posto può giocare anche in Champions“.
Dal suo piede venerdì sera è partita una parabola dolce, dalla curva morbida e irresistibile, che ha trafitto Andujar, regalando agli abruzzesi la vittoria. Il pianto liberatorio di Romulo ha fatto commuovere l’Italia: “Nell’ultimo anno ho vissuto tante cose non belle, anche a livello privato, ed è stato difficile. Ma ho sopportato tutto e ho pensato solo a lavorare sodo. Se la mia carriera finisse oggi, non avrei nulla da chiedere, sarei strafelice così“.
Togni ha quasi 30 anni, la sua è una storia difficile, ma al tempo stesso romantica. Arrivato dal Gremio 11 anni fa, il brasiliano ha saputo conquistare il titolo di professionista partendo dalla serie D, e passando per la trafila della C1. Zeman lo scorso anno ha creduto in lui come nessuno aveva fatto prima. E’ così che la sua vita s’intreccia ai colori pescaresi. Il boemo lo promuove nel suo 4-3-3: lui parte bene, ma il talento di Marco Verratti lo oscura, costringendolo nuovamente nell’ombra. A quel punto, umile come sempre, il ragazzo non smette mai di lavorare per il gruppo e lo spogliatoio.
Con la promozione in A, la squadra viene affidata a Stroppa, che nemmeno lo vede di striscio. La cessione, dunque, è da considerarsi ad un passo già nella finestra di gennaio. A novembre, però, con l’arrivo di Bergodi qualcosa cambia e tutto comincia ad acquistare senso: il mister gli accorda fiducia e lo inserisce nella lista degli arruolabili. Da lì è tutta una scalata al successo, che culmina nel gol di venerdì sera, che regala una bella boccata d’ossigeno al Pescara, che mai come ora crede nella salvezza.
Eppure non troppo tempo fa Togni aveva pensato di lasciare il calcio: “Credevo di non poter più arrivare ai massimi livelli e volevo smettere. L’esempio che mi ha dato la forza di andare avanti è stato mio padre: lui ha avuto una vita difficile e non si è mai abbattuto. Quando pensavo che il mondo mi crollasse addosso, mi ricordavo di lui e ho capito che avrei dovuto continuare a lottare“. I sacrifici pagano, basta solo non mollare prima che i frutti arrivino.