Lunedì mattina l’Italia calcistica si era svegliata con gli arresti di Stefano Mauri e Omar Milanetto e con l’iscrizione nel registro degli indagati di Antonio Conte, Leonardo Bonucci e Domenico Criscito nell’ambito del Calcioscommesse.
Fra lunedì pomeriggio e ieri sono arrivate difese, propugnazioni di innocenza ed estraneità ai fatti dei diritti interessati.
Oggi arrivano le riflessioni, quelle che si fanno a mente fredda e che fanno capire meglio i possibili scenari futuri. L’altisonanza di alcuni nomi coinvolti (il capitano della Lazio, l’allenatore della Juventus all’epoca dei fatti contestati al Siena e due nazionali di Prandelli) ha involontariamente coperto i personaggi cosiddetti minori o poco rilevanti di fronte ai colleghi più famosi, che però fanno o facevano parte di grande squadre, a cui potrebbero creare grossi problemi.
Dove per glossi problemi si intende l’esclusione dalle coppe europee. L’Uefa, infatti, esclude i club coinvolti in frodi sportive anche se per la sola responsabilità oggettiva. Come nel caso di Matteo Giannello, ex portiere del Napoli indagato per la partita del 16 maggio 2010 contro la Sampdoria. Se i giudici dovessero confermare le accuse, la società partenopea direbbe addio all’Europa League.
Stessa sorte, ma per la Champions League, potrebbe toccare all’Udinese per la gara del 10 maggio 2010 contro il Bari (quella per cui è indagato anche Bonucci) a causa del presunto coinvolgimento di Simone Pepe, attualmente alla Juve, ma che due anni fa era in forza ai friulani.
Ovviamente in questa non invidiabile lista c’è anche la Lazio, la società che rischia più di tutte a causa della carcerazione del suo capitano, Stefano Mauri.