Inter in crisi, ma stavolta niente scuse

Dopo il rigore netto non concesso alla Juventus, la dirigenza nerazzurra non ha più alibi dei rigori subito. Bisogna rifondare una squadra, che in questi anni ha dato tutto quello che poteva dare.

di David Spagnoletto 31 Ottobre 2011 12:09

Le polemiche riguardo i cinque rigori subiti sono stati usati dalla dirigenza per mascherare i problemi dell’Inter. Problemi che si sono acuiti sabato sera quando la Juventus ha battuto la squadra di Ranieri, vedendosi negare un penalty netto, che non ha permesso all’ambiente nerazzurro di cercare alibi o appellarsi presunti a complotti ai suoi danni.

Problemi che sono figli di una mala gestione della società, perché le responsabilità non sono da attribuire a Ranieri, Gasperini, Leonardo o Benitez. La verità è che solo Mourinho è stato capace di compattare lo spogliatoio e accentrare su di sé tutta l’attenzione, ponendo rimedio alla carenze dei dirigenti nerazzurri.

Ovviamente le vittorie sono state decisive ai fini della mourinazzazione dell’Inter, ma il tecnico di Setubal ha davvero reso Special una squadra che non lo è stata neanche sotto la guida Mancini, che riuscì a vincere due scudetti consecutivi (escludendo quello discusso del 2006). Grazie al suo carisma e alla sua personalità l’attuale allenatore del Real Madrid ha ovviato alle mancanze di Moratti, Paolillo, Branca e di tutti coloro che hanno orbitato intorno alla Pinetina.

Dirigenti incapaci di capire che dopo il triplete del 2010 la rosa andava rifondata, perché la notte di Madrid ha presentato il punto di incontro fra la massima e la minima parabola di un gruppo che non ha più nulla da dare. Julio Cesar, Lucio, Maicon, Stankovic, Sneijder, Milito sono ormai giocatori privi di quella voglia di vincere che differenzia un’ottima squadra da una squadra vincente.

Solo Benitez aveva compreso che la Milano nerazzurra andava rifondata, chiedendo nuovi acquisti per un nuovo progetto tattico. Progetto tattico che, invece, è rimasto sempre ancora allo zoccolo duro. La scelta di Gasperini è stata la cartina di tornasole dell’incapacità di Moratti, che prima si è affidato a un allenatore, dichiarato amante del 3-4-3 e poi gli ha chiesto di passare alla difesa 4.

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