I Pochos, la prima squadra gay del Sud Italia

Nasce a Napoli la prima squadra del Sud Italia composta esclusivamente da calciatori omossessuali. Si chiama ‘Pochos‘, nome scelto come omaggio a Ezequiel Lavezzi, campione argentino del Paris Saint-Germain mai dimenticato dai tifosi partenopei.

Il prossimo 23 febbraio il team sarà impegnato in un torneo organizzato a Firenze con compagini di Genova, Milano, Bologna e Roma. Il messaggio è chiaro: scendere in campo contro i pregiudizi e l’omofobia.

A spiegare la nascita del progetto è stato il capitano dei Pochos Giorgio Sorrentino alla presentazione del team, tenutasi ieri sera a Napoli presso il Penguin di via Santa Lucia: “Girando su alcuni social network gay ho cominciato a cercare amici che volessero parlare di calcio e in breve abbiamo formato un gruppo che dal virtuale è passato al reale, incontrandoci e giocando al pallone nel nome del rispetto della diversità, contro l’omofobia”.

L’evento, iniziato sotto i migliori auspici, si è concluso, però, in un vespaio di polemiche. Tra i partecipanti alla serata, oltre al giornalista Alberto Cuomo e a Antonello Sannino, presidente di Arcigay Napoli (nonché membro della squadra), c’era anche il noto giornalista Alessandro Cecchi Paone.

A un certo punto della presentazione Sorrentino chiede ai cronisti di spegnere le telecamere, spiegando che la loro presenza non è gradita: “Questa era una festa tra amici, non una presentazione strumentalizzata. Non abbiamo invitato noi la stampa, non sapevamo nemmeno ci fosse. Ed è abbastanza triste che a fare notizia sia la nascita di una squadra gay”. Cecchi Paone interpreta il gesto del capitano dei Pochos come un segnale di mancato coraggio. A quel punto, tra i due parte un botta e risposta fuori programma.

A iniziare è Cecchi Paone: “Stai lanciando un messaggio opposto a quello con cui avete iniziato. Così sembra che vi tiriate indietro all’ultimo momento. Siete ridicoli. È assurdo che a Napoli, di cui mi ritengo cittadino adottivo, sia ancora difficile parlare di certi temi”.

“Non siamo d’accordo con i messaggi retorici – ribatte Sorrentino -. Vorremmo solo giocare. Presentandoci così, rischiamo di ghettizzarci come squadra aperta solo al mondo omosessuale. Tutt’altro: il nostro intento è creare un unico team che comprenda anche atleti eterosessuali“. A quel Punto Checchi Paone, stizzito, abbandona la sala.

“Cecchi Paone ha avuto il suo show. Ma molti compagni di squadra vivono ancora con un certo imbarazzo la loro sessualità  – conclude Sorrentino rivolgendosi ai presenti  –  Noi avviamo con loro un percorso di auto-accettazione”.

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