Cambiare modulo e interpreti alla vigilia di una competizione non sarà una prerogativa dell’Italia di Cesare Prandelli. Il ct azzurro è già stato messo sul banco degli imputati per aver manifestato l’intenzione di schierare il 3-5-2 con Daniele De Rossi in difesa. Ma nell’almanacco nostrano, l’ex allenatore della Fiorentina ha illustri predecessori, che in quei tornei arrivarono a un passo dalla vittoria finale.
È successo ad Arrigo Sacchi che a Usa ’94 tornò al 4-4-2 dopo aver provato insistentemente il 4-3-3 con Berti e Signori ai lati di Roberto Baggio. Nel mondiale a stelle e strisce la corsa del Divino Codino e compagni fu fermata dai maledetti rigori di Pasadena, che consegnarono il successo a un Brasile, bisognoso di dimenticare il lutto che aveva colpito il paese dopo la morte del pilota di Formula 1 Ayrton Senna.
Sei anni dopo toccò a Zoff sorprendere tutti, affidandosi all’allora 24enne Francesco Totti al posto di Alessandro Del Piero per far coppia con Pippo Inzaghi. Anche in quell’occasione, l’Italia arrivò seconda dopo la Francia, che salì sul tetto d’Europa grazie al golden gol del futuro bianconero David Trezeguet.
Una qualità non eccelsa del gruppo e i problemi difensivi mostrati nell’amichevole contro la Russia, stanno spingendo Prandelli a blindare la squadra, optando per il modulo che in questa stagione ha incoronato la Juventus targata Antonio Conte. Molto, però, dipenderà dalle condizioni di Andrea Pirlo, che nella mente del ct dovrà essere il fulcro di una formazione all’eterna ricerca di un leader.
Il centrocampista di Brescia ha qualche un malanno fisico, che lo sta tenendo in dubbio per l’esordio di domenica contro la Spagna campione in carica. Oggi verranno valutate le sue condizioni, ma difficilmente Prandelli fare a meno dell’ex Milan.