Zidane-Materazzi, la Francia protesta contro la statua

Dopo sei anni la ferita è ancora aperta. Ai francesi quella scultura all’ingresso del Centre Pompidou di Parigi proprio non va giù. La testata di Zinedine Zidane a Marco Materazzi del 9 luglio 2006 nella finale del Mondiale di Germania, è un episodio che riaffiora inesorabile nella mente dei calciofili transalpini ogni volta che passano davanti a Place Beaubourg.

Alta ben cinque metri, la statua in bronzo realizzata dell’artista algerino Adel Abdessemed riproduce il celeberrimo gesto di vendetta del fuoriclasse francese ai danni dell’azzurro Marco Materazzi nella finale mondiale dell’Olympiastadion vinta dall’Italia ai calci di rigore. L’intento dello scultore era rappresentare il lato oscuro del campione, quella macchia che ha intaccato quasi vent’anni di onorata carriera. La statua rimarrà esposta a Parigi fino al 7 gennaio.

 

 

Ora, però, i francesi hanno deciso di passare dall’indignazione all’azione. Così, i dirigenti di 30 distretti del calcio dilettantistico transalpino hanno scritto una lettera a Zinedine Zidane affinché l’ex campione chieda la rimozione della scultura, ben prima della data in cui la statua lascerà il Centre Pompidou. L’appello dei dirigenti va a “sostegno ai valori educativi del nostro calcio per i quali ci battiamo così numerosi“, si legge nella lettera. “La statua – prosegue il messaggio – mette in scena il gesto più detestabile dell’immensa carriera di Zidane ed è contraria all’etica sportiva e ai valori sostenuti e trasmessi da centinaia di educatori e di dirigenti che si impegnano ovunque a favore dei nostri giovani praticanti. Questa immagine provocatoria finisce deliberatamente per occultare il vostro talento e tutte le emozioni positive che voi avete fatto condividere al nostro Paese”.

 

 

Da parte sua Zidane ancora non si è espresso sulla vicenda. Lo ha fatto, però, Alain Seban, direttore del Centre Pompidou, che ha definito la lettera come un “appello alla censura”. Nel frattempo il centro continua a promuovere la mostra di Adel Abdessemed sull’homepage del suo sito, mettendo in bella vista proprio la pietra, anzi il bronzo, dello scandalo.

 

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