Roberto Donadoni, dal rinnovo col Parma al carcere

Roberto Donadoni rischia il carcere: la vita del tecnico dei ducali potrebbe cambiare completamente dall’oggi al domani, proprio 24 ore dopo l’ambito rinnovo fino al 2015. Un destino davvero credule e beffardo quello dell’allenatore. Quando pensava di aver trovato il giusto equilibrio, ecco che qualcosa subentra a dissestare tutto, mettendo la sua quotidianità in discussione.

L’ex cittì della Nazionale è in bilico tra galera e libertà per aver condotto all’interno della sua masseria lavori non conformi all’ordinanza emessa dal comune di Fasano. In altre parole, Donadoni rischia una condanna per abusivismo edilizio. Per fortuna del nostro calcio, e per sua sfortuna e negligenza (anche se la cosa è ancora tutta da comprovare), il tecnico gialloblù s’ visto sequestrare la tenuta ‘Monsignore’, di proprietà sua e della moglie Cristiana Radice.

L’illecito risale al 2009, quando veniva disposto il mandato di sequestro della masseria per ristrutturazione illeggittima e abusivista, in particolare per la costruzione di una piscina e il frazionamento di tutto il fabbricato. Il Pm ha chiesto per Donadoni la reclusione fino a 7 mesi, ed il pagamento di una multa pari a 45 mila euro. Coinvolti nel losco affare anche Oronzo Velo, titolare della ditta che si è occupata dei lavori abusivi, Antonello Carrieri (dirigente del settore Urbanista del suddetto Comune), ed il geometra Giovanni Gallo. Per loro richieste di reclusione dai 6 ai 9 mesi e ammende del valore compreso tra i 25 e i 55 mila euro.

La situazione, ad oggi, appare molto delicata. Era ieri che il presidente del Parma, Tommaso Ghirardi, aveva accordato fiducia a Donadoni con rinnovo contrattuale fino al 2015. Il tecnico, che non aspettava altro, ne era fortemente entusiasta. Buffo che la faccenda giuridica sia emersa proprio nelle ultime ore, quasi ad infrangere infastosamente i motivi i gioia del povero e afflito Donadoni. Che si fa adesso? La dirigenza parmense, accorta com’è, avrà già pronto un piano B?

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