Parla Sheva: “Ritornare al Milan?…”

Se l’Ucraina ha vinto la prima partita e ha nette possibilità di qualificarsi ai quarti di finale lo deve sopratutto ad Andryi Shevchenko . L’ex attaccante del Milan ha infatti dimostrato di non essere ancora un giocatore finito mettendo a segno due reti e trascinando letteralmente la propria squadra verso una vittoria che sa già di storico. Sheva tuttavia vuole nuovamente ricordare i momenti stupendi vissuti durante la gara contro la Svezia:Cosa ho pensato? Che una serata così non me la sarei nemmeno potuta immaginare. E’ stato più bello di un sogno. E’ stata un’emozione indescrivibile, tutta quella gente che urlava il mio nome, i due goal, il successo che ci fa sperare… Sembra una favola. Poi non ho dormito. Ero troppo stanco, perchè avevo dato tutto in campo. Stanco. Orgoglioso. E poi quel goal mi ha riportato indietro nel tempo. Ne ho segnato uno uguale al Porto, in Supercoppa, 9 anni fa…“.

Ecco, è il passato a far sorridere Sheva, un passato che si tinge subito di rossonero con i ricordi delle numerose sfide e trofei vinti con la squadra italiana, un rapporto che Sheva non ha mai staccato:”Se tornerei a Milano a lavorare per il Milan come allenatore o ambasciatore? Magari, non si sa mai. Le mie porte sono sempre aperte per il Milan. Io al Milan ho sempre voluto bene, ho mantenuto rapporti eccellenti con tutti, e un giorno chissà…“. Insomma il bomber ucraino non nasconde la sua volontà di tornare nella società che lo ha lanciato sul tetto d’Europa permettendogli anche di conquistare l’ambito trofeo personale del Pallone d’Oro.

Nonostante la voglia di ritornare al Milan sia forte, Sheva comunque non esclude altre possibilità relative al suo futuro calcistico:”Non ho ancora deciso cosa fare. Magari continuo, magari smetto: dipende da come mi sentirò alla fine dell’Europeo. Dico la verità: dopo l’altra sera ho finito anche i sogni, perchè neppure con l’immaginazione più felice avrei immaginato una sera così. Ma io non mi stanco mai di mettermi alla prova. Non so dove arriverà questa Ucraina. Una cosa è sicura: diamo il cuore. E stia pur certo che qualcosa per il quale lottare lo trovo ancora…“.

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