È stato uno degli attaccanti più forti dell’ultimo ventennio. Andriy Shevchenko, ex centravanti di Milan, Chelsea e Dinamo Kiev, si trova a vivere un momento di scarsa popolarità presso il popolo ucraino.
L’ultimo ricordo che abbiamo di lui è la commozione della sera del 19 giugno scorso, a Donetsk, alla fine di Ucraina-Inghilterra. Quella partita sanciva contemporaneamente l’eliminazione della sua nazionale dall’Europeo e l’uscita di scena di Andriy dal mondo del pallone. Ma questo non scalfì l’amore dei tifosi per lui. La gente ha continuato a idolatrarlo e ad acclamarlo come eroe della patria, lui che in 111 partite con la nazionale ucraina ha segnato ben 48 gol. Basti pensare che dopo la doppietta alla Svezia della prima gara di Euro 2012, i tifosi presero d’assalto la sua Porsche, tamponata da un Suv, per riempirlo di affetto.
Ora, però, i concittadini di Sheva prendono d’assalto il web per sputargli addosso insulti molto pesanti. Si va dal “traditore” al “venduto”. Ma cosa è cambiato da due mesi a questa parte? A fine luglio l’ex centravanti ha annunciato la sua entrata in politica, seguendo l’esempio di Vitaly Klitschko, attuale campione del mondo pesi massimi WBC. Shevchenko ha fondato un movimento (Avanti Ucraina) e ha deciso di investire ben dieci milioni di hryvnias (circa centomila euro) nella campagna elettorale in vista delle elezioni che si svolgeranno a ottobre.
E, così, una parte di quel popolo che lo amava, in particolare i sostenitori di Yulia Timoshenko, l’eroina della Rivoluzione Arancione, ha cominciato ad accusarlo di scendere a compromessi con il partito al potere, di essersi messo al servizio non dell’Ucraina, ma della fazione che comanda e tiene sotto scacco il paese. E quindi anche il povero Andriy entra tra le vittime illustri dell’ingratitudine popolare. Ma forse sarebbe stato meglio per lui non addentrarsi su un terreno così scivoloso.