Pazzini dovrà dire addio al sogno di giocarsela a viso aperto col Barcellona, e rinunciare a spingere i rossoneri verso il successo, passando per l’inferno del Camp Nou. Purtroppo per lui, l’infortunio provocatogli dallo scontro con Daniele Portanova è più serio del previsto: importante contusione e micro infrazione alla testa del perone, si legge sul comunicato stampa divulgato dalla società di via Turati.
Con l’ex Bologna è sempre stata sfida accesa, sin dai tempi in cui il pazzo indossava il blucerchiato, ed il difensore la maglia felsinea. L’attaccante torna sul discorso, un po’ stizzito per l’accaduto: “In passato è già successo qualcosa. Può anche essere che ce l’abbia con me perché quest’anno, prima del gol di Marassi, gliene avevo già fatti due quando giocava col Bologna, ma francamente non mi interessa parlarne, non voglio dare risalto a una persona non famosa“. Parole toste, a cui già sappiamo potrebbe replicare con sdegno lo stesso giocatore rossoblù.
Il centravanti del Milan è stato aspramente criticato dalla tifoseria genoana, che avrebbe giudicato la sua esultanza come una provocazione bella e buona. A lui poco interessa, e risponde colpo su colpo alle accuse: “Non ho fatto nulla di particolare. Vogliamo parlare di tutti i cori e gli insulti che ricevo ogni volta che torno a Marassi?“. Pazzini, giusto per ficcare bene il dito nella piaga, rincara la dose: “La soddisfazione per il gol è stata enorme, perché hanno provato ad affossarmi e non ce l’hanno fatta. Sapevo che la mia partita stava per finire e aver segnato mi ha dato un grande senso di rivincita. Visto tutto il contesto, per bellezza e importanza metto questo gol nei primi cinque della carriera“.
Dispiace tanto per il sogno ormai infranto, giocare al Camp Nou è un po’ la ciliegina sulla torta di ogni calciatore: “Per un gol lì darei anche un perone. Non ci ho mai giocato, è una partita che aspettavo dal giorno del sorteggio. Era tutto perfetto, fantastico. Sono molto arrabbiato per questo guaio, ma non ho rimpianti per aver giocato a Genova: magari restavo a casa e scivolavo su uno scalino“.