Passaporti falsi, nel mirino 20 calciatori di Serie A

Il calcio nostrano non si fa mancare proprio niente. Dopo il polverone del calcioscommesse, ecco un altro scandalo made in Italy. A balzare agli onori della cronaca sono di nuovo i passaporti falsi.

Diversi calciatori, tra cui venti di serie A, oltre a cinque pallavoliste di serie minori, sono finiti nel mirino dei carabinieri di Fermo nell’ambito di un’inchiesta sulle false cittadinanze nata nel 2011 dopo una verifica della Polizia municipale su un documento di identità mai registrato che un imprenditore marchigiano aveva intestato a un cittadino rumeno. Fra gli sportivi sospetti ci sarebbero anche ragazzi dai 18 ai 20 anni tesserati per club nazionali di calcio a cinque.

In particolare, alcuni atleti sudamericani (in maggioranza brasiliani e argentini) sarebbero diventati cittadini italiani grazie a un traffico di passaporti gestito da dirigenti e amministratori comunali e procuratori sportivi. 34 gli indagati, tra ex e attuali amministratori locali, dirigenti comunali, procuratori di calciatori. Le ipotesi di reato sono soppressione e distruzione di atti, produzione di atti falsi, abuso di ufficio, falso ideologico, associazione per delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La truffa si sarebbe consumata in tre città, Fermo, Latina e Reggio Calabria, dove in passato sono stati rilevati illeciti dello stesso tipo.

Per il momento i carabinieri hanno accertato 45 identità fittizie, già sospese dal sindaco di Fermo. Secondo gli investigatori sarebbero due i personaggi che dalla provincia di Fermo gestivano l’organizzazione per delinquere e si occupavano di evadere le pratiche, potendo contare sulla connivenza di un funzionario dell’Ufficio anagrafe del Comune di Fermo, finito sotto inchiesta e già sollevato dall’incarico.

Come ogni scandalo che si rispetti, c’è un precedente: nel 2001, infatti, gli organi istituzionali del calcio italiano aprirono un’inchiesta sulla naturalizzazione illecita di 14 calciatori extracomunitari. Stavolta, però, il problema sembra essere di portata molto più ampia.

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