Se tre indizi fanno una prova, per il Milan ne bastano due. Due come le sfide che i rossoneri hanno perso in questo campionato contro Napoli e Juventus. Sia la formazione di Mazzarri che quella di Conte si sono dimostrate più dinamiche del Diavolo, i cui ritmi compassati non sono bastati per frenare la forza d’urto di partenopei e bianconeri.
Fin qui, si era detto che i tre impegni a settimana e la rosa ridotta all’osso a causa dei numerosi infortuni avevano pregiudicato questo inizio di stagione. Ieri sera però, la formazione di Allegri non è apparsa solo con le pile scariche, ma le è sembrata mancare quella determinazione che lo scorso anno l’ha portata al 18esimo scudetto della sua storia.
E’ vero al 87’della partita contro la Juve il risultato era sullo 0-0 e solo un fortunoso gol di Marchisio ha aperto la strada al successo della Vecchia Signora. Sino a quel momento ci si sarebbe potuti attaccare al risultato, un pareggio fuori casa a Torino avrebbe reso agrodolce una serata che poi è diventata amara, aprendo la prima vera crisi della gestione Allegri.
Crisi che senza l’uno-due del centrocampista della Nazionale non si sarebbe aperta o quantomeno non sarebbe stata sotto la luce dei riflettori. Anzi, conoscendo il modo di interpretare il nostro calcio e le etichette che vengono attaccate alle squadre, si sarebbe fatto leva sull’esperienza del Milan, che se pur in difficoltà, era riuscito a domare la Juventus.
Una, due sconfitte non possono mettere sul banco degli imputati Allegri e i suoi, semmai a far discutere è l’atteggiamento rinunciatario e lo sterile possesso palla da cui sono scaturite pochissime palle-gol. Il campanello dall’allarme deve suonare perché contro le grandi squadre Napoli, Juventus e anche Barcellona in Champions League, il Milan ha mostrato un’impotenza che preoccupa in vista del proseguo della stagione.