Periodo di DASPO nel calcio italiano, colpito nei giorni scorsi da provvedimenti obbligatori di divieto dalle manifestazioni sportive in più parti della Penisola. Dopo i due tifosi romanisti esclusi da tutti gli stadi d’Italia per il raid contro alcuni supporters del Tottenham in occasione della sfida di Europa League tra Lazio e londinesi, e i tre anni inflitti al giocatore del Cosenza, Arcidiacono, un nuovo caso anima le cronache calcistiche. Ancora una volta è la piazza cosentina ad essere stata protagonista suo malgrado dell’episodio contestato.
Se nel caso di Arcidiacono la sanzione è apparsa sacrosanta, dopo che l’attaccante rossoblu aveva mostrato una maglietta di solidarietà all’ultrà condannato per l’omicidio del questore Raciti in occasione di un derby tra Catania e Palermo, il nuovo capitolo dello sfortunato rapporto tra Cosenza e forze dell’ordine si è concretizzato invece per un ‘quasi’ scherzo. I fatti si sono svolti al ‘San Vito’, storico impianto cosentino, durante la quindicesima giornata del campionato di serie D, girone I. In campo vi erano i giocatori del Cosenza e i rivali del Messina, impegnati in uno scontro di alta classfica nonchè ‘revival’ di un classico derby dell’estremo sud.
Il Cosenza aveva appena resistito alla rimonta dei peloritani, chiudendo la gara con un sofferto 3-2, quando dagli spalti del San Vito ha cominciato a levarsi uno dei classici sfottò da stadio al grido di ‘chi non salta è giallorosso‘, chiaro riferimento ai colori messinesi. In risposta lo speaker ufficiale del Cosenza si è accodato al coro replicandone il ritornello a microfoni aperti, facendo andare su tutte le furie dirigenza e tifoseria ospite.
Il gesto da ultrà è costato caro all’annunciatore che nei giorni successivi si è visto notificare un provvedimento DASPO di un anno, oltre alla sospensione di trenta giorni da parte della sua societa. A nulla infatti sono valse le giustificazioni dell’addetto, che ha dato la colpa all’impianto riattivatosi quando non avrebbe dovuto a causa di un guasto.