Dopo il monologo di Antonio Conte in conferenza stampa ha parlato un altro protagonista della vicenda Calcioscommesse. Si tratta di Domenico Criscito, terzino dello Zenit di San Pietroburgo, da qualche giorno in ritiro con la Nazionale in vista dell’Europeo. Proprio con la maglia azzurra, il calciatore normalmente allenato da Luciano Spalletti (che lo ha difeso a spada tratta) aveva ottime possibilità di giocare l’ambita competizione partendo dalla formazione titolare, ma adesso il suo sogno si è infranto prima ancora di cominciare.
Tutto è cominciato quando, due giorni fa, le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nel ritiro di Coverciano con l’obiettivo di perquisire telefono cellulare e computer portatile al calciatore, mentre a Quintale, località vicino Forte dei Marmi, la moglie e il figlio venivano raggiunti dagli inquirenti allo scopo di ottenere il maggior numero di oggetti personali utili alle ricerche.
A seguito dell’avviso di garanzia, che ufficializza lo status di indagato per Criscito, il tecnico azzurro Cesare Prandelli ha deciso di rimandarlo a casa, escludendo ogni possibilità che possa giocare l’Europeo in Polonia e Ucraina.
Proprio nella serata di ieri, Criscito ha deciso di parlare pubblicamente (tramite l’emittente radiofonica RTL 102.5) riguardo la strana, e fin qui unica, vicenda in modo da rendere chiaro qual’è il suo pensiero soprattutto nei confronti di Prandelli:
“Subito ho pensato a uno scherzo, poi non ho capito più nulla, hanno preso l’iPhone, l’iPad e il portatile per poi andare via sotto il mio sguardo incredulo” queste le parole con cui esordisce il calciatore, che ha poi risposto ad alcune domande.
“Ma io non so chi fosse lui, non gli ho mai parlato. E lì discutemmo del derby… Dicono che un tifoso non mi ha stretto la mano che gli porgevo? Prima ancora mi ha detto: “Devi chiedere scusa per il derby…”. E io adesso perdo l’Europeo.
Ora chissà cosa pensano tutti di me. Ma la gente che mi conosce non può che credermi, sa che non ho fatto niente. Per fortuna non ho bisogno di soldi, 20, 30, 40 mila euro, non so quanti erano. Faccio un mestiere che ho sempre sognato e non me lo voglio rovinare per certe cavolate. Amo questo sport e non lo butto nel cesso, scusate la parola. Sono sicuro che ne uscirò alla grande. Ma resta che perdo il sogno di una vita”
Criscito, ripartiamo dal colloquio con Prandelli.
“Abbiamo deciso insieme. Anche se non c’entro, mi dispiace la situazione che si è creata per la Nazionale e la Figc. E chi mi rifonde del danno, se poi vengo scagionato? Spero di poter chiarire al più presto. Se c’era tempo per spiegare, magari sarei andato all’Europeo. Non ce l’ho assolutamente con lui, lo ha fatto prima di tutto per la mia tranquillità e per il resto dei ragazzi, gli auguro la più grande fortuna possibile per questa avventura. E’ stata una vigilia terribile. E penso ai miei familiari”.
Come è andata con gli inquirenti?
«Immischiare mia moglie e mio figlio mi ha lasciato senza parole. Gli agenti sono andati alla casa vicino a Forte dei Marmi, dove io non sono praticamente mai stato. Hanno perquisito ad Albaro. Ho la fortuna di avere una moglie stupenda che, nonostante la giovane età, mi ha tranquillizzato. Io me li sono trovati in stanza verso le 6.20. Non potevo immaginare. In camera con me c’era Ranocchia e non capivamo nulla di quello che stava succedendo. No, non è da me fare queste cose, tutti quelli che mi conoscono lo sanno».
E sulla tempistica?
“Riguardo i metodi non lo so, sinceramente non so ancora come funziona. Però la cosa che mi fa male è che è arrivata un giorno prima della lista, ma non credo sia stato fatto apposta. Purtroppo il fatto che mi hanno contestato è che sono in una foto con due amici nonché capi ultrà del Genoa, e stavamo chiacchierando riguardo quello che era successo nel derby la domenica prima”.
Ci dica di quel giorno incriminato.
“Ci siamo sentiti al telefono, i tifosi volevano incontrarmi per quello che era successo la domenica prima e chiarire alcune cose perché comunque c’è un rapporto di amicizia tra giocatore e capo ultrà. Perché comunque le persone con cui ho parlato, sono miei amici e volevano solo chiarire. A proposito del derby del 2011, durante il quale ci avevano contestato tutto il secondo tempo, poi è scoppiata la rabbia quando abbiamo fatto gol all’ultimo secondo e qualche giocatore deve aver detto qualche parola di troppo. Io conoscevo i due ultrà, mi hanno detto che l’altro era un bosniaco che non conosco assolutamente e non l’ho neanche conosciuto quel giorno. Sinceramente, che io ricordi, non ci ho mai parlato”.
Ha parlato con Sculli, suo ex compagno.
“Certo, è un mio amico, però non abbiamo mai parlato di Lazio-Genoa. E assolutamente di nessuna combine”.