Il campionato è prossimo all’avvio e il calciomercato va incontro alla sua fase cruciale. Intano, tra coloro che assistono dai retroscena al panorama calcistico italiano, c’è uno spettatore che ha voglia di dire la sua. Si tratta di Arrigo Sacchi, storico tecnico italiano ed ex CT della Nazionale e del Milan.
La sua ultima panchina è stata quella del Parma nella stagione 2000/2001 per poi ritirarsi dal calcio giocato all’età di 55 anni, dopo essere passato alla storia per i suoi successi e le sue innovazioni, oltre al fatto di aver cominciato ad allenare all’età di 31 anni.
Recentemente, l’ormai commentatore televisivo di Mediaset Premium ha lasciato un suo personalissimo commento sul calcio odierno e sulle sue aspettative nei riguardi della possibile sorpresa della prossima stagione, la Roma.
Queste le sue parole rilasciate a Tele Radio Stereo:
“Viviamo in un Paese in cui più delle rivoluzioni si fanno le restaurazioni. La Spagna è diventata ciò che conosciamo perché al centro dei suoi progetti ha messo il gruppo, qui da noi il collettivo non si mette mai al centro dei progetti. Ero molto curioso di Luis Enrique la scorsa stagione. Non so se abbia commesso errori o se i suoi calciatori non fossero funzionali. L’importante è proseguire su una strada con convinzione. E’ in Italia non è facile. Bisogna tenere duro”.
Arrigo Sacchi ha poi proseguito elogiando il neo allenatore giallorosso Zdenek Zeman, sua vecchia conoscenza e uomo stimato più di tanti altri nell’ambiente calcistico:
“A proposito di Roma, feci il corso con Zeman. Per noi fu importantissimo il supercorso di Coverciano, che durava un anno, come un anno scolastico. Fu ideato da Allodi. Oggi probabilmente i nuovi allenatori in un mese fanno quello che noi facevamo in un anno, o più probabilmente c’è troppa fretta. Zeman diverte anche quando non vince, capace di dare un’identità alla propria squadra. Se vedi una partita e non sai chi c’è in panchina, vedi giocarla e riconosci se c’è Zdenek. Come quando si va a vedere una mostra e si riconosce un quadro di Picasso. La Roma può rappresentare il calcio del futuro. Di allenatori giovani ce ne sono, ma spesso più che squadre trovano torri di Babele. E’ come chiedere a un regista di film drammatici di girare un film che lui è capace di dirigere ma gli assegnano attori che con quel genere di pellicola non hanno nulla a che fare”.