Non è sicuramente facile per un ragazzo abituato al massimo a giocare in serie B entrare in campo accompagnato dall’inno della Champions League, cosa che ieri è successa al pescarese Marco Verratti. Il calciatore italiano sembra ormai aver conquistato l’affetto dei tifosi parigini e dei compagni di squadra del PSG, ma nonostante questo la tensione per l’esordio in Europa era molta, come racconta il centrocampista:”Avevo la pelle d’oca. Ancelotti mi ha tranquillizzato dicendomi: “Vai in campo e fai quello che sai fare con tranquillità”. Il mister mi sta dando tanta fiducia e sono contentissimo“.
Si, perchè Verratti a Parigi ha trovato una colonia di italiani o comunque di giocatori che hanno giocato un ruolo da protagonista nel nostro campionato, proprio per questo, nonostante il suo francese non sia ancora perfetto, il giocatore si è integrato perfettamente nello spogliatoio:”In tanti, come Lavezzi, Ibra, Pastore, Ancelotti, parlano in italiano, e per me è un vantaggio“. Oltre all’aspetto calcistico il giovane Verratti sembra ormai essersi integrato anche nella capitale francese, di cui coglie l’occasione per tesserne le lodi:” La città è stupenda e quando non ho gli allenamenti mi piace andare in centro. A Parigi puoi fare di tutto ed è una città molto ben organizzata“. Anche se il calciatore ha avuto qualche piccolo screzio con i suoi vicini di casa:”Siccome voglio vedere tutte le partite del Pescara su Sky, ho montato sul terrazzo una parabola satellitare. Dopo qualche giorno me l’hanno fatta togliere perchè non posso metterla sul terrazzo“.
Insomma. tutto sembra andare bene per il giovane calciatore partito dalla provincia pescarese, se non si considera la nostalgia di casa:”Mi manca da morire. Non torno a casa, a Manoppello, da due mesi. Ho una nostalgia pazzesca. Per fortuna, da quando sono arrivato a Parigi, sono sempre venuti a rotazione tutti gli amici e la mia famiglia. Non mi sono mai sentito solo. Quando torno? Appena avrò un paio di giorni liberi. Forse dopo la partita di sabato faccio un salto a casa, ma non sono ancora sicuro“.