Una nuova ondata di violenza e morte sta travolgendo in questi giorni il calcio argentino. Il culmine è stato raggiunto sabato scorso allo stadio Juan Carmelo Zerillo di La Plata nella gara di Primera B Nacional (la seconda divisione) tra Gimnasia La Plata e Nueva Chicago.
Durante gli scontri tra le due tifoserie che hanno caratterizzato il pre-partita del match, Julio Biscay, un supporter 31enne del Nueva Chicago, è morto dopo essere stato colpito al petto da un proiettile.
Nel corso degli incidenti, ci sono stati anche diversi feriti, tra i quali un bambino di 11 anni, raggiunto da una coltellata mentre era in attesa di comprare il biglietto della gara. Una vera e propria guerriglia che ha messo completamente in secondo piano l’evento sportivo.
Incredibile ma vero, la partita si è giocata lo stesso, a dimostrazione del clima di rassegnazione che si respira ormai da tempo in Argentina nei confronti degli episodi di violenza. L’incontro, però, è stato sospeso a 7 minuti dalla fine (sul risultato di 4-0 per il Gimnasia La Plata), nel momento in cui nel settore occupato dai fan del Nueva Chicago è scoppiato il finimondo, tra lo spavento delle tante famiglie presenti (con diversi bambini al seguito).
Triste e laconico il commento del tecnico del Gimnasia a fine partita, Pedro Troglio: “Il calcio è diventato sporco, malato e cattivo come il mondo di oggi. Non si può vivere così”. La morte di Biscay segue di pochi giorni quella di un altro tifoso, ucciso sempre da un colpo di pistola lo scorso 13 febbraio durante gli scontri tra fazioni rivali della tifoseria del Tigre nel pre-partita della gara contro il Quilmes (ultima giornata del Torneo Inicial).
Continua, dunque, la scia di sangue e crudeltà che funesta il calcio argentino da 70 anni (con un bilancio di oltre 100 morti). Un’inquietante tendenza che non si riesce davvero a sovvertire.