Il calcio e strano e davvero ci si può aspettare di tutto. Succede infatti che due dei più grandi giocatori italiani della storia recente iniziano a litigare e a beccarsi pubblicamente a causa di episodi datati addirittura 2006. Ma andiamo con ordine: qualche mese fa il centrocampista neo campione d’Italia della Juventus Andrea Pirlo decide di scrivere la sua autobiografia e, aiutato dal giornalista Sky Alciato, ne viene fuori il libro “Penso quindi gioco”, dove il registra bresciano parla della sua carriera calcistica dagli esordi fino ad oggi.
Riguardo al vittorioso mondiale tedesco del 2006, Pirlo racconta un episodio, ovvero l’ira di Marcello Lippi prima dell’ottavo di finale vinto dagloi azzurri contro l’Australia:”Lippi non ci lasciava fiatare, il suo era un monologo. Con la faccia deformata dalla rabbia, con la vena del collo al limite della deflagrazione, non riusciva a contenersi. Gli avevano manomesso i freni: ‘Andate affanculo, con voi non voglio aver più nulla a che fare. Gruppo di stronzi. Stronzi e spie’. Il tutto è durato cinque minuti e alla fine, con la coda dell’occhio, molti di noi hanno controllato la reazione di Pippo Inzaghi”. Senza mezzi termini dunque il centrocampista della Juve ha accusato l’ex bomber rossonero di essere una spia e di spifferare le informazioni private della squadra ai giornalisti.
Un attacco sicuramente molto duro ma Pirlo rincara la dose raccontando alter strane abitudini del bomber:”Cagava. Cagava tantissimo, e questo di per sé è un bene, il fatto però che la facesse allo stadio, nel nostro spogliatoio, poco prima di giocare, ci rendeva alquanto nervosi. In particolare se lo spogliatoio era piccolo, perchè tanta puzza in poco spazio tende a comprimersi. Andava in bagno anche tre o quattro volte nel giro di dieci minuti. “Ragazzi, mi porta bene”. A pestarla mi avevano raccontato, non a produrla o annusarla. “Pippo, a noi no. Ma cos’hai mangiato, un cadavere?”. “I bambini, comunista!” avrebbe urlato Berlusconi, mentre Inzaghi si limitava ad ammettere: “I Plasmon”.
Non solo abitudini intestinali ma anche alimentari, Pirlo infatti schernisce Inzaghi parlando anche della sua poca fantasia a tavole: “Al di là del dessert per poppanti, vigeva una monotonia assoluta anche nella scelta degli altri suoi piatti: pasta in bianco con un pizzico di sugo rosso e bresaola a pranzo, pasta in bianco con un pizzico di sugo rosso e bresaola a cena. Un menu lungo una vita. A tavola si comportava come quando si trovava davanti al portiere avversario: faceva sempre la stessa cosa, senza fantasia ma con il massimo dell’efficacia. Durante i pasti stava seduto ad aspettare che il cameriere gli portasse le pietanze e quasi lo imboccasse, durante le partite che una palla in qualche modo gli carambolasse addosso e finisse in rete”.
Sarà tutto vero? Non è che Pirlo si sia dimenticato troppo in fretta degli anni e dei compagni rossoneri che l’hanno aiutato a consacrarsi a grandissimi livelli? E, sopratutto, cosa non si fa pur di vendere qualche copia in più?