Quelle di stamattina sono state senza dubbio ore di riflessione e commozione per la Nazionale italiana di calcio in visita ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau. “Sentire le testimonianze dirette fa riflettere. È un momento di riflessione, in cui ognuno deve sentire dentro quello che prova. Ci sono poche parole e un vuoto dentro, sono sconvolto”. Queste le parole di Riccardo Montolivo, che sintetizzano al meglio lo stato d’animo degli azzurri dopo la visita a quelli che sono stati luoghi teatro della morte atroce di migliaia di persone.
La mattinata degli azzurri è iniziata poco dopo le 10:00 quando i giocatori hanno varcato la soglia del cancello con al centro la scritta “Arbeit macht frei (Il lavoro rende liberi)”, che tanto ha inquietato i sogni dello scrittore Primo Levi nel suo capolavoro Se questo è un uomo.
Presenti alla commossa visita anche l’ambasciatore italiano in Polonia Riccardo Guariglia, i rappresentanti dell’Unione delle comunità ebraiche italiane e del Museo della Shoah di Roma. La Nazionale è stata accolta dal presidente della Comunità Ebraica italiana, Renzo Gattegna e dal direttore del Museo dell’Olocausto di Roma, Marcello Pezzetti, il quale ha dichiarato: “Il segnale che la Nazionale italiana può dare da qui nessun altro può darlo. I giocatori possono prendere per mano i giovani ed evidenziare cosa e’ successo, in passato, quando non e’ stato bloccato il razzismo”.
Gianluigi Buffon ha deposto una corona di fiori, mentre gli altri azzurri un lumino in memoria delle vittime. “Per noi è stata un’esperienza molto toccante, è stato importante venire qui per ricordare e testimoniare, nella consapevolezza che tutto quello che è accaduto non si deve mai più ripetere”, ha dichiarato Giorgio Chiellini.
La pensa allo stesso modo anche il portiere del Napoli Morgan De Sanctis, che ha detto: “Bisogna combattere ogni discriminazione razziale di qualsiasi tipo“.
Dopo Auschwitz, il pullman degli azzurri si è trasferito nel vicino campo di Birkenau, dove si trovano i ruderi delle camere a gas usate durante lo sterminio nazista.