Juventus: cosa va e cosa no

Analizzare i problemi della prima della classifica potrebbe suonare strano. Si potrebbe dire che si sta cercando il famoso pelo nell’uovo. Ma forse no, perché la Juventus vista ieri a Verona contro il Chievo ha mostrato due facce.

La prima con cui ha avuto la supremazia territoriale ed è sempre stata dentro la partita. La seconda con cui ha concluso poche volte in porta. Nelle ultime tre partite Antonio Conte ha escluso un attaccante in favore di un centrocampista, passando dal 4-2-4 al 4-1-4-1, modulo che consente una maggior libertà di movimento ad Andrea Pirlo.

Non che i gol realizzati dipendano necessariamente dai bomber che si schierano, soprattutto se in campo ci sono giocatori propensi alla fase offensiva come Pepe, Krasic e centrocampisti che sanno inserirsi come Marchisio e Vidal.

Il problema, semmai, è figlio dell’avversario. Nei tre match in cui la Vecchia Signoria ha giocato con il “nuovo” modulo sono stati contro Catania, Milan e Chievo, totalizzando 5 punti frutto della vittoria interna a discapito dei rossoneri e due pareggi esterni.

Etnei e clivensi hanno lasciato poco spazio ai calciatori juventini che, invece, contro Ibra e compagni hanno trovato più campo per ripartire. Con le grandi squadre che lasciano giocare, il 4-1-4-1 è un modulo che paga, contro le piccole molto meno. Questo perché molte provinciali si chiudono bene, giocando con 10 elementi a volte anche 11 dietro la linea della palla.

La conseguenza è che con una fase difensiva molto rigida, i bianconeri non riescono a far inserire i loro centrocampisti e il suo Vucinic non può bastare. Da tenere in considerazione è anche la parabola discendente di Krasic, lontano parente del giocatore ammirato nella prima parte della scorsa stagione. Una soluzione potrebbe essere l’ingresso di un altro attaccante per far coppia con Vucinic o dirottare il montenegrino sulla fascia sinistra.

 

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