I quotidiani sportivi non hanno avuto dubbi: Alexandre Pato è stato il peggior in campo di Milan-Juventus. Il giovane attaccante brasiliano, rientrato in campionato dopo un lungo infortunio, è parso un corpo estraneo alla squadra. Lento, poco determinato, incapace di proporsi e creare pericoli ai bianconeri. Pato è l’ombra di quel giocatore che segnava gol in quantità industriale e faceva paura alle difese avversarie.
Ancora minorenne era considerato un campione assoluto: una sua rete, nel 2006, consentì all’Internacional Porto Alegre di battere il Barcellona di Messi, Eto’o, Xavi e Henry nella finale del Mondiale per club. L’approdo al Milan nel 2008. Nella prima parte dell’avventura rossonera il brasiliano aveva confermato tutte le sue grandi doti. Da un paio di stagioni a questa parte, complici gli infortuni (più di una dozzina), Pato è diventato un calciatore normale. Una involuzione, la sua, sotto gli occhi di tutti.
Nonostante ciò il Psg ha provato a prenderlo e Silvio Berlusconi si è opposto. Forse per fare felice la figlia Barbara, forse perché su un giocatore di 22 anni e mezzo vale ancora la pena puntare.
“Pato deve ritrovare la fiducia nei propri mezzi, è un grandissimo giocatore ed è mia intenzione riconfermarlo per i prossimi anni. Se ci fosse una super offerta? Io credo che Pato vada bene al Milan e auspico possa restare”.