Per i tifosi juventini è stata una stagione da ricordare, in tutti i sensi. Non bastano le lacrime di gioia per lo scudetto vinto dopo mille difficoltà e anni di fatica e frustrazione, le lacrime più sincere sono quelle rivolte al capitano, Alessandro Del Piero. Un capitolo (più che una pagina) della storia del calcio che lascia per sempre i colori bianconeri (non per volontà sua, sia chiaro) e forse il calcio giocato in generale.
Gli resta un ultima partita da giocare, ammesso che Conte glielo conceda: la finale di Coppa Italia di domenica, all’Olimpico contro il Napoli. Ieri è stata l’ultima a Torino, avanti al suo pubblico, e difficilmente la scorderà per il resto della vita. Il 20 maggio segna comunque una data importante anche se, in qualsiasi modo dovesse andare, lui pensa già al futuro, e guarda al passato con commozione e con un pizzico di nostalgia.
Questo pomeriggio, a margine della presentazione del suo nuovo libro “Giochiamo ancora“, scritto in collaborazione con Maurizio Crosetti, il capitano della Juventus ha raccontato la sua carriera partendo dalle ambizioni che aveva fin da bambino, ripercorrendo 19 anni di storia del calcio attraverso le sue emozioni:
“In questo libro racconto molti episodi di quella che è la mia vita calcistica, sin da bambino. La mia passione è sempre stata lo sport, questa è stata la mia più grande fortuna. Non c’è un lavoro migliore di un altro, ma c’è la passione e ognuno ce l’ha per un determinato campo. Seguire la propria passione è tutto, solo così puoi dare il massimo” ha commentato lo stesso Del Piero, che ha proseguito con l’intervista.
Quanto conta la testa? “Tantissimo. Ti aiuta sia nelle vittorie che nelle sconfitte. La mia filosofia è sempre stata che ogni cosa che fai poi alla sera ti ritrovi a letto, che tu sia fidanzato o sposato con bambini: e devi fare i conti con i tuoi pensieri prima di addormentarti”.
La pressione di media e tifosi? “Mi hanno aiutato i valori che mi ha dato la mia famiglia. Ognuno di noi ha dentro un codice etico e anche quando si fanno degli errori bisogna ammetterli e cercare di rimediare, di combatterli. L’esperienza ti aiuta, venti anni fa avrei fatto scena muta mentre adesso qualcosa riesco a dirla”.
Vincere quando meno te l’aspetti? “Delle immagini ti riempiono per sempre a livello emotivo. L’ultima proprio ieri, una giornata importantissima. L’emozione, però, devo ancora metabolizzarla. Allo stadio è accaduto qualcosa di meraviglioso, devo ringraziare tutti coloro che erano lì e che mi hanno sempre accompagnato. Abbiamo festeggiato, ma ora pensiamo già ad un appuntamento importante come quello di domenica. Ci teniamo particolarmente. Anche ieri con passione sono rimasto in campo, ho preso una botta dopo pochi minuti, ma ci tenevo a vincere, a far bene davanti a quella gente dopo uno scudetto molto particolare: sia per come è andata la stagione per quanto successo in questi anni”.