Quando si parla di palloni d’oro di fine anni Novanta e inizio anni Duemila, difficilmente il pensiero corre verso Michael Owen. Alcuni lo hanno definito una meteora, altri uno dei giocatori più forti al mondo colpito da una mole di sfortuna indicibile. Nessuno meglio di lui, però, può descrivere le sensazioni e le emozioni che hanno vissuto in tutta la sua carriera. E le recenti parole di Michael Owen rilasciate durante una toccante intervista, effettivamente, ci fanno capire meglio quanto il talento e la voglia di giocare a calcio, a volte, non siano sufficienti da soli per rendere un uomo felice.
Michael Owen e un talento mai espresso del tutto
Il soprannome Wonderboy lo conoscono tutti, così come i suoi scatti repentini e una velocità nello stretto che avrebbe messo in difficoltà qualsiasi difensore. Alla fine degli anni Novanta Michael Owen era un predestinato e aveva tutta l’Inghilterra ai suoi piedi. Esattamente come se fosse parte della famiglia reale. Un vero e proprio idolo, ma in tanti non avevano la minima idea di quello che avrebbe provato e sofferto negli anni successivi. Nemmeno lui p0072obabilmente.
Michael Owen ha solo 38 anni e questo fa capire come ancora oggi avrebbe potuto avere una carriera devastante. Ha vinto il Pallone d’Oro quando aveva solamente 22 anni, nel 2001, mentre le ultime partite della sua carriera risalgono al 2013. Un peccato, un vero e proprio peccato: questo è il commento che tanti addetti ai lavori hanno riservato a Owen negli ultimi anni.
La carriera del Wonderboy
La carriera di Owen ha uno spartiacque ben preciso: c’è un prima e un dopo. L’evento è il primo infortunio che Owen ha subito agli adduttori: in quel momento la sua carriera è terminata. Nelle successive sei/sette stagioni, il calcio per Owen si è trasformato in un vero e proprio incubo. Anzi, ha cominciato, parole sue, a odiarlo questo gioco. Al punto tale che Wonderboy pensava solo ed esclusivamente al momento in cui avrebbe finalmente annunciato il suo ritiro da questo mondo che molto gli aveva dato da giovane, ma che tanto lo stava facendo soffrire in quel momento. L’intervista che Owen ha rilasciato ai microfoni di BT Sport, effettivamente, è commovente.
In Inghilterra, come detto, Owen viene ritenuto uno dei giocatori più forti e decisivi di sempre. Le sue statistiche quando vestiva la maglia del Liverpool non mentono: ben 158 gol segnati in 274 partite, più di un gol ogni due partite. Poi, quello che doveva essere il definitivo salto di qualità con lo sbarco al Real Madrid, il ritorno in patria al Newcastle, poi al Manchester (dove mise le mani sull’unica Premier della sua carriera). L’ultima tappa è stata lo Stoke City, dove Owen chiuse la sua carriera. E in Nazionale? Con i leoni inglesi Wonderboy mise a segno 40 reti in 89 partite, tutte comprese nel decennio 1998-2008.
Infortuni a non finire
Gli infortuni, come dicevamo, hanno messo i bastoni tra le ruote ad una carriera che si preannunciava splendente, soprattutto dopo il Pallone d’Oro del 2001. Il primo Owen era quello che riuscivi a saltare gli avversari con facilità disarmante, scattare negli spazi, era dappertutto in campo. Il secondo Owen, quello dopo gli infortuni agli adduttori, era completamente diverso. Come ha ammesso lui stesso durante l’intervista, aveva un vero e proprio terrore di scattare nel momento in cui gli spazi si aprivano davanti a sé sul campo. Il motivo? Era perfettamente conscio del fatto che, ad ogni scatto, si sarebbe potuto strappare. Eppure, l’istinto spingeva per giocare come aveva sempre fatto. Addirittura, aveva timore anche solo che un compagno potesse avere l’intuizione di lanciarlo in profondità. Lo stato d’animo con cui Owen affrontava le gare, di conseguenza, non era più entusiasta e sbarazzino. Tutto era cambiato ed evidentemente la paura lo dominava al punto tale da controllarlo anche nello scegliere le posizioni sul rettangolo di gioco. Owen non vedeva semplicemente l’ora di appendere le scarpette al chiodo.
Chelsea di Sarri a punteggio pieno
Il campionato di Premier League, intanto, sta proseguendo in una direzione ben precisa: Chelsea, Tottenham e Manchester City dovrebbero essere le tre squadre che si giocheranno il titolo. Con buona pace di Mourinho, che già da ora non sembra avere più in pugno il gruppo, con lo United che sta raccogliendo solo risultati deludenti. Se siete convinti che sia l’anno giusto per Sarri e i suoi Blues, allora dovete provare a puntare e scommettere sul principale sito di giochi italiani, che vi offrirà quote davvero molto allettanti e convenienti.