Nazionale, le parole di Prandelli dopo l’Europeo

Terminato l’Euroepo con una storica sconfitta in finale con la Spagna, l’Italia si prepara a continuare il suo progetto, guardando la partita di Kiev come un punto di partenza e non di arrivo, puntando a far ancora meglio in occasione del Mondiale del 2014 in Brasile.

In conferenza stampa è intervenuto Giancarlo Abete, presidente della FIGC, al fianco del Commissario Tecnico della Nazionale, Cesare Prandelli, il quale si è detto soddisfatto per il risultato raggiunto, oltre ad aver approfittato dell’occasione per togliersi un sassolino dalla scarpa:

 “In un momento difficile del calcioesordisce Abete, parlando dell’importanza della competizione per il paese – l’Europeo ha riconciliato tanti tifosi, in termini di partecipazione e di audience. Valorizziamo questo ed il risultato tecnico importante raggiungo, abbiamo perso solo con la Spagna in finale. Ringrazio tutti, dal Presidente Napolitano a tutti coloro che ci hanno accompagnati e sostenuti durante questa avventura. Ora inizia la fase di riflessione, di politica sportiva: è giusto parlarsi chiaro, io sono sereno ed equilibrato, ma voglio dire quello che penso. Ieri mi è stato chiesto della finale di Coppa Italia, ma quella di Coppa del Re è stata fatta il 25 maggio…”.

Prende poi la parola Prandelli: “Prima di entrare qui, c’erano pensieri non belli. Mi avete applaudito, sinceramente -dice ai giornalisti-, e mai avrei pensato di ringraziarvi. Al di là delle opinioni ci vuole stima, umana. La critica come strumento violento è difficile da accettare, il mio stato d’animo in queste settimane era per questo, per questa critica violenta. Possiamo e dobbiamo essere orgogliosi di questa Italia, soddisfatti di questa squadra. Ho un’idea di calcio, l’applauso della stampa è la dimostrazione ci anche voi ci state credendo”.

Il CT parla dei progetti per i prossimi due anni: “Il calcio può essere un veicolo per cercare di cambiare. Siamo un paese vecchio, con idee vecchie e dovremmo avere il coraggio di cambiare. Siamo venuti agli Europei dicendo ‘vogliamo cambiare’ ed il risultato non deve essere condizionante per il cambiamento: fai due passi avanti e tre passi indietro. E’ questo l’aspetto che preoccupa il mio lavoro. Serve la forza di crederci: anche se troveremo difficoltà, dovremo abbinare gioco e risultati. Abbiamo costruito una Nazionale con una mentalità di club, mi piace la personalità del presidente Abete: se vogliamo bene a questo movimento, dobbiamo cambiare, dobbiamo farlo e andare avanti”.

Poi Abete sul nuovo ruolo di Prandelli per il futuro: “L’obiettivo della Federazione, emerso anche dalle parole del CT degli scorsi giorni, è quello di rendere più organico il rapporto, collegando il tutto con Under 21 e le altre rappresentative nazionali. Dobbiamo partire da un presupporto: ci sono dei vincoli di calendario che conosciamo, scritti, sugli spazi esistenti per club e Nazionali. I rapporti di forza con la Lega Calcio? Il problema è che mai la Lega ha avuto un ruolo così insignificante rispetto alla Federazione”.

Sul futuro e sulla strada verso Brasile 2014: “Quando c’è un’idea, c’è la voglia di iniziare un percorso ed un progetto tecnico. Dobbiamo cercare di programmare e di valutare i giocatori che hanno la potenzialità di prendere il posto di ragazzi come Pirlo, anche se spero che giochi altri due anni con noi. Vicino a lui serve un ragazzo che tra due anni possa essere pronto, ma se non gioca a livello europeo, come si fa a farlo crescere? Noi vogliamo lavorare con loro, non vogliamo modificare i programmi, vogliamo verificare ogni due mesi circa la crescita dei ragazzi. Come ha fatto il settore giovanile, dobbiamo farlo anche noi. Se devo fare tre allenamenti ogni otto mesi, non so se sono all’altezza: sono un allenatore di campo, avrei la necessità di far crescere il movimento lavorando così, in questo modo”.

Sul ruolo dei singoli: “Nessuno ha condizionato la Nazionale, sono ragazzi seri e professionali. Con un gruppo che lavora sempre insieme, come la Juventus, prendi il meglio: sono arrivati con dedizione, con capacità di soffrire, devo fare i miei complimenti a Conte ed alla Juventus. Voglio far capire che abbiamo voglia di cambiare, di rinnovare: dobbiamo farlo per lungo tempo, non vivendo solo grazie ad una vittoria di un Europeo. Ma forse non siamo ancora pronti: quando lo saremo, vinceremo ancora ed ancora, con continuità, evitando i picchi e poi gli anni bui”.

Prandelli svela il famoso sassolino: “Quando ho fatto le convocazioni, in tanti hanno messo in risalto che avessi chiamato mio figlio. E’ un professionista, avevo bisogno di una persona che si integrasse col mio staff ed anche i giocatori l’hanno riconosciuto. Ci sono rimasto non male… Di più. Accetto la critica sportiva, sempre, ma quando attacchi la persona non l’accetto. E’ venuto in ritiro con noi, domani parte col Parma, leggere certe cose mi ha fatto male, umanamente”.

Sulla decisione di restare: “L’ho fatto perché ho visto la voglia comune di cambiare, in Federazione. Ci siamo confrontati e ne ho avuto la certezza: Abete, Valentini e Albertini mi hanno confermato la volontà di perseguire questa strada”.


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