Un’altra morte in campo. Questa volta è toccato a Arjuna Luiz Venutto Ramos, calciatore 17enne della squadra del Sao Bernardo, considerato dagli addetti ai lavori, il nuovo Pelè.
Il giovane atleta stava disputando la gara tra il Sao Bernardo appunto e il Portoguesa Santista, valida per il Campionato Nazionale under 17 del Brasile. Il ragazzo, a metà primo tempo del match si è accasciato al suolo, in preda a convulsioni: i soccorsi sono stati immediati, gli addetti hanno trasportato Ramos urgentemente all’ospedale più vicino, ma durante il tragitto il suo cuore si è fermato. Lo sfortunato calciatore si è spento ancor prima di raggiungere l’ospedale.
Subito dopo la tragedia, il medico del São Bernardo ha diramato un comunicato ufficiale, che non fa altro che suscitare dubbi e incertezze: “Tutti gli esami medici ai quali era stato sottoposto il ragazzo non avevano mai fatto emergere nessuna patologia”, recita la nota di Rui de Oliveira. La squadra poi dice di essere “profondamente” addolorata per la morte del ragazzo, offrendo alla famiglia “tutto il proprio appoggio e sostegno”.
Arjuna Luiz Venutto Ramos era considerato un vero e proprio talento del calcio brasiliano. Non a caso veniva considerato il nuovo Pelè, soprattutto per le proprie caratteristiche fisiche.
Ma com’è possibile che atleti sempre e costantemente monitorati possano morire sul rettangolo di gioco? Il caso di Ramos e l’ultimo di una lunga serie purtroppo. E’ ancora fresco il dramma che strappò alla vita Piermario Morosini, durante Pescara-Livorno del 14 aprile scorso. E anche sulle effettive cause della morte dello sfortunato centrocampista dei toscani aleggia una fitta nube di mistero. In ambito internazionale, sul campo sono morti il mediano camerunense Marc Vivien Foè, il terzino spagnolo Antonio Puerta, solo per citare i casi più recenti. Rimanendo in casa nostra, gli appassionati di calcio piangono ancora Renato Curi e Giuliano Taccola. Insomma, il rettangolo di gioco deve rimanere tale e non deve trasformarsi in un cimitero.