Il mercato di gennaio ha portato via dalla Sampdoria una delle ultime bandiere rimaste nel nostro calcio, ovvero Angelo Palombo, un giocatore che con la casacca blucerchiata ha passato ben 10 anni. Proprio la partenza del giocatore ha aperto numerose ferite nei cuori dei tifosi della Samp e uno di questi ha scelto di scrivere al giocatore una lettera che sta facendo il giro del web, eccola qui:
Caro Angelo,
ora che ci hai salutato pubblicamente, è giunto anche per me il momento di farlo. Che dire, non trovo le parole. Mi sono innamorato sportivamente di te quando di anni ne avevo appena nove. Ora, che di anni ne sono passati dieci, posso dire che all’inizio mi hai colpito per la tua grinta pazzesca che mettevi in mediana e poi dopo sotto il profilo umano.Sono “cresciuto” con te (lasciamelo dire)! Sono triste perchè, nel 2002/03 quando ho iniziato a mettere assiduamente piede allo stadio c’eri tu e fino a questo momento c’eri sempre stato, come un cordone ombelicale che univa passato con presente e futuro.
Ci sei sempre stato, caro Angelo, nel bene e nel male. Sembrava che fossi fuori dal tempo: gli altri venivano e andavano. Tu, fermo immobile come una pietra, eri li fermo sulla porta del Mugnaini ad osservare i cambiamenti. Quanti giocatori sono passati. E quanti allenatori…. Già, passati. E tu, invece, quella parola non sapevi nemmeno lontanamente cosa volesse dire. Più il tempo passava più sembrava impossibile schiodarti da Genova. più il tempo passava più sembrava fossi nato con due strati di pelle, quello naturale e quello blucerchiato!
Sei stato il capitano di tante avventure, sei stato colui che in mediana un ruggiva come un leone, sei stato quello che non mollava mai un pallone, sei stato quello che giocava a tutti i costi anche con infiltrazioni e iniezioni, sei stato quello che nei derby persi veniva sempre a parlare davanti alle telecamere, sei stato quello che a Bogliasco si fermava sempre per un sorriso, un autografo o una fotografia, sei stato quello che non solo nelle vittorie ma anche nelle sconfitte, sei stato quello che in quel Samp-Palermo sei venuto ad abbracciare la Gradianta Sud pochi secondi dopo che si era materializzata una retrocessione pesantissima, sei stato quello che giocava male e si disperava come un cane.
In due parole, sei stato il nostro Angelo Palombo, uomo dalle mille sgaloppate sulla linea mediana del Ferraris capace di mettere insieme 361 gettoni con la 17 cerchiata di blu. Ora, però, indossi un altra maglia diversa da quella con le strisce orizzontali della Samp. Poco importa, per me. Non ti giudico in base al colore che porti sul petto. Per me resterai sempre l’Angelo più bello di tutti.
Cercando di guardare al futuro, però, la cosa che mi fa più male di tutte è pensare che ci mancherà un punto di rifermento come te, nello spogliatoio per i tuoi compagni e come bandiera per tutti noi. Mi fa male vedere la tua fascia gialla sbattuta così sul prato verde in un dannato pomeriggio di fine gennaio. Volevo almeno salutarti per l’ultima volta sotto la nostra Gradinata ma questo non è stato possibile. Sei scappato via così in fretta che manco ho potuto realizzare quello che era successo. Pazienza, ci incontreremo da avversari e ci saluteremo da uomini veri. Per il momento un in bocca al lupo di cuore per la tua nuova avventura in nerazzurro. Non ti dimenticherò mai puoi starne certo.
Ah, ho una promessa per te: oggi è un giorno difficile ma non smetterò di amare quei colori magici che ci fan venire i brividi. Tu, però, promettimi che ci verrai presto dalle parti del mare, nella tua “casa”, come l’hai definita tu stesso. Promessa da marinai. Promessa da veri Sampdoriani, gente dal cuore duro.
Ciao Angelo,
Edoardo