Tahiti, storia della matricola della Confederation Cup

C’è una nazionale che comunque vada farà sicuramente simpatia a tutti in questa Confederation Cup, stiamo parlando di Haiti. I rossoblù si sono qualificati al torneo battendo in finale nel torneo della federazione oceanica le Isola Salomone per 1-0 guadagnando così il pass per una ribalta che i giocatori della piccola nazionale non avevano mai sognato. La piccola rappresentativa in effetti è riuscita a vincere la coppa dell’Oceania sopratutto grazie alla decisione dell’Australi di annettersi alla federazione asiatica e alla debacle della Nuova Zelanda che si era riuscita a qualificare ai mondiali sudafricani.

In ogni caso la piccola nazionale è presente alla competizione e stasera esordirà a Belo Horizonte contro la Nigeria. Il commissario tecnico di Haiti Etaeta si aggira con fare nervoso nei corridoi dello stadio rilasciando delle dichiarazioni che ben fanno capire lo stato della sua nazionale: “Per noi essere qui è un sogno. Tutti i nostri giocatori possono considerarsi dei dilettanti in quanto svolgono altri mestieri: ci sono dentisti, professori di educazioni fisica e perfino uno scalatore. Solamente uno dei nostri giocatore può considerarsi un professionista in quanto gioca in Grecia”. Per rendere ancora meglio l’idea di quanto sia piccola questa squadra basta pensare che la federazione calcistica di haiti ha solamente tre dipendenti e tutti e si sono dovuti cercare nuovi volontari per permettere ai dipendenti di seguire la squadra alla Confederation.

Il commissario tecnico Etaeta inoltre sottolinea un altro aspetto di assoluta importanza: “Molti dei nostri giocatori sono disoccupati e per loro il calcio è l’unica valvola di sfogo. La vera vittoria per loro sarebbe tornare a casa e trovare un lavoro”. La domanda sorge spontanea: “Non si rischia di fare brutta figura?”, il ct però è conscio dei limiti della sua squadra: “Spero sopratutto che la spagna non ci umili, per me giocare contro di loro al Maracanà è un sogno, potevo solamente guardarli in tv”.

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