Attesissime erano le parole di Delio Rossi, l’ex tecnico della Fiorentina che, dopo aver preso letteralmente a pugni Adem Ljajic, reo di aver avuto una reazione eccessivamente provocatoria alla sua sostituzione, è stato squalificato per 3 mesi. Oggi il tecnico saluta Firenze nel peggiore dei modi, con siffatta squalifica e con l’allontanamento da parte della famiglia Della Valle. L’ormai ex allenatore viola ha innanzitutto salutato la città di Firenze che gli ha permesso di vivere un bel sogno, nel quale ha creduto e crede ancora.
Rossi ha poi ringraziato la famiglia Della Valle che gli ha permesso di allenare una squadra così importante come quella viola, salvo poi chiedere scusa a tutti: città, tifosi, giocatori, e anche allo stesso Ljaiic. Tuttavia il tecnico ha anche parlato del fatto che molti perbenisti si sarebbero permessi di dare giudizi affrettati, senza aver vissuto la situazione e senza aver mai conosciuto il Delio Rossi uomo. La storia di un uomo che ha iniziato ad allenare i bambini per toglierli dalla strada, che ha allenato il settore giovanile e gli operai. La storia di un uomo giunto in serie A per aver vinto i campionati delle serie minori e che all’occorrenza ha saputo anche tornare indietro.
Molto amare le parole di Rossi che ha poi dichiarato:
Ho sempre pensato a lavorare. Su alcuni punti fermi non transigo: rispetto della mia persona, del mio lavoro, della squadra che alleno e il rispetto della mia famiglia. Se toccano questi sentimenti non va bene. Quello che mi ha dato più fastidio è stato il successivo perbenismo. Un gesto brutto non sarebbe dovuto passare in altro modo se fatto nello spogliatoio. Se un gesto è deprecabile, lo è se fatto davanti alle telecamere così come se fatto tra le quattro mura. Su certe cose non transigo: ho sbagliato, sto pagando e per questo pagherò.
Consapevole di essere giunto al capolinea, Rossi ha chiesto ai tifosi di stare vicini alla squadra e alla famiglia Della Valle, perché sebbene gli allenatori passano, l’amore per il colore viola della squadra resta a prescindere. Un’avventura dunque che si conclude male per il tecnico che sebbene ripetutamente abbia ammesso di aver sbagliato, parla di un gesto umanamente giustificabile, se si è in grado di abbattere l’ipocrita muro del perbenismo umano.