La possibile causa della cosiddetta morte improvvisa è da ricercare nel Dna di 30 geni. Parola di Gian Antonio Danieli, Accademico dei Lincei e Biologo all’Universita di Padova. Argomento tremendamente attuale dopo la tragica morte di Piermario Morosini.
”Si stima – spiega Danieli – che l’incidenza di casi di morte cardiaca improvvisa tra i 16 ed i 64 anni sia dell’ ordine di 11 su 100.000 persone l’anno; il 4 per cento di tali casi non dimostra alterazioni patologiche evidenti a carico del cuore e risulta negativo agli esami tossicologici.
Molti decessi per cause genetiche sono superficialmente attributi ad infarto e possono ripresentarsi nei familiari stretti, mettendo a rischio fratelli e figli.Infatti in circa il 40 per cento delle famiglie di persone tra i 16 ed i 40 anni decedute per morte cardiaca improvvisa senza cause apparenti e stata dimostrata una predisposizione genetica, dovuta a modificazioni della sequenza del Dna di alcuni geni.
Il biologo sottolinea ”che ancora oggi non si ritiene opportuno uno screening degli atleti mediante tali analisi del Dna, anche se la maggioranza delle malattie cardiache in grado di causare morte improvvisa nei giovani e negli atleti sono geneticamente determinate. Non è da escludere che tale screening possa diventare utile tra qualche anno, quando sarà possibile ottenere la sequenza del dna di un singolo individuo a costi ragionevoli”.
Danieli si limita a ricordare qual’è l’iter attuale in tema di prevenzione delle malattie cardiache in ambito sportivo. “Per il momento, la prassi piu’ corretta da adottare nei riguardi degli atleti e’ quella di controlli cardiologici molto accurati e ripetuti, inclusi i test sotto sforzo, con particolare attenzione per i soggetti nella cui famiglia si siano verificati casi di morte cardiaca improvvisa. Una accurata anamnesi familiare unita a controlli cardiologici accurati e ripetuti dovrebbe essere la prassi, anche per il rilascio dei certificati di idoneita’ sportiva nei giovani e negli adolescenti”.