Ha poco senso, in questo momento, parlare di esonero di Pioli. L’atmosfera intorno alla Fiorentina è pessima come non lo era mai stata a questo inizio di stagione da quando ne abbiamo memoria. La società sembra un disastro e i tifosi sono comprensibilmente irrequieti. Mentre tutti cercano una via d’uscita da questo baratro, però, c’è una soluzione che non è in discussione: Stefano Pioli non rischia il licenziamento, secondo Fabrizio Romano (tramite LaViola), e la Viola non ha incontrato altri allenatori.
Fermate le voci sull’esonero di Pioli
Nonostante il malcontento dei tifosi, questo non sorprende. Rocco Commisso si è dimostrato notevolmente restio a licenziare gli allenatori durante il suo mandato da proprietario della squadra ed è improbabile che licenzi un nome importante che è in carica solo da pochi mesi, soprattutto considerando che sta ancora pagando Raffaele Palladino. Finché Palladino sarà disoccupato, infatti, Pioli avrà probabilmente il posto di lavoro sicuro, perché i vertici non vorranno pagare gli stipendi di tre allenatori.
Aggiungete l’assurdità di licenziare un giocatore dopo 5 partite di Serie A, per quanto deplorevole, e avrete la ricetta per un po’ più di stabilità di quanto potreste aspettarvi. Pioli è stato criticato duramente, ma il capro espiatorio preferito da tutti è, ovviamente, il direttore sportivo Daniele Pradè. Quest’estate ha speso quasi 50 milioni di euro per Roberto Piccoli, Simon Sohm, Nicolò Fagioli e Albert Gudmundsson, che finora hanno tutti faticato parecchio. Aggiungeteci i 3,3 milioni di euro di Edin Džeko e il risultato è un disastro in termini di rosa, a cui potrebbero volerci un altro paio di sessioni di mercato per sfuggire. A merito di Pradè, quest’anno è stato meno invadente.
L’anno scorso c’erano stati molti attriti tra lui e Palladino, che hanno portato alle dimissioni a sorpresa del direttore sportivo 24 ore dopo che la dirigenza lo aveva pubblicamente appoggiato. Pradè ha avuto rapporti difficili con i suoi precedenti allenatori (Vincenzo Montella, Cesare Prandelli), quindi è un bene che sia rimasto in silenzio e abbia lasciato che Pioli gestisse la situazione, piuttosto che intromettersi e alienarsi un allenatore che ha già abbastanza da fare.
Se Pioli non riuscisse a risollevare la squadra dal crollo, però, anche Pradè potrebbe iniziare a sentirsi sotto pressione. Il calendario del prossimo mese è brutalee non è difficile immaginare che la Fiorentina non vinca nessuna di queste partite, il che richiederebbe quasi necessariamente l’esonero di Pioli. Anche se non è interamente colpa dell’allenatore, una squadra non può semplicemente rimanere senza vittorie nei primi tre mesi di stagione.
Esonerare Pioli, però, non allenterebbe la pressione. Semplicemente la trasferirebbe su Pradè, indipendentemente da chi sceglierà per guidare la squadra. Dopo 4 anni consecutivi in Conference League, questa stagione sembra già un enorme passo indietro, e questo ricadrà interamente sul DS, le cui assunzioni di allenatori e trasferimenti negli ultimi due anni hanno portato inesorabilmente alla situazione attuale.
Una delle grandi ingiustizie dello sport è che si è costantemente vittime del proprio successo. Un singolo anno negativo di solito significa essere licenziati, anche se il proprio curriculum è altrimenti immacolato, e il curriculum di Pradè non lo è. Se la Fiorentina non riesce a ribaltare la situazione, potremmo assistere a una vera e propria rivolta dei tifosi contro Pradè, che gode della completa fiducia di Commisso, dopo che il miliardario di Mediacom si è fatto da parte negli ultimi due anni.
Rocco è testardo come pochi e, come detto in precedenza, odia licenziare “i suoi” ragazzi, quindi questo potrebbe portare a una situazione profondamente spiacevole. Pioli lo sa bene. Sa di allenare non solo per il suo lavoro, ma anche per quello di Pradè, seppur indirettamente, visto che il DS continuerà a esserci anche dopo l’addio dell’allenatore.
Del resto, l’autorevolezza di Pioli e il rispetto di tifosi e media (ogni giornalista si è unito in coro insistendo sul fatto che sia l’uomo giusto per il ruolo), sono un utile scudo per deviare le critiche dai suoi superiori nell’organigramma, uno scudo che non vorranno perdere finché non sarà assolutamente necessario.