Chi si avvicina al calcio sin da bambino spera di portarlo sulle spalle. La maglia numero 10 è infatti la più contesa, la più desiderata, e capita spesso vedere piccoli calciatori addirittura arrivare alle mani pur di accaparrarsi il tanto agognato numero. Il perchè è facile da intuire: sin dalla nascita di questo sport il 10 è sempre stato affidato al giocatore con più classe, il campione in grado di cambiare da solo le sorti della partita con una prodezza tecnica. Tanti sono stati i numeri 10 che hanno appassionare migliaia di giovani al calcio, infatti è proprio grazie alle loro gesta che al momento questo è lo sport più seguito del mondo. Maradona, Pele, Zidane, elencarli tutti sarebbe proibitivo e si rischierebbe di dimenticare qualche grande campione, ma, citando una frase cinematografica, “da un grande potere derivano grandi responsabilità.”
Avere il 10 sulle spalle infatti dà a chi lo porta un incredibile fascino e l’etichetta di giocatore più bravo tecnicamente del team. Dall’altra parte però le attese sono molte e, sopratutto quando le cose non vanno bene, è sempre il 10 ad essere accusato per prima di aver deluso, di non avere rispettato le grandi aspettative che si nutrivano verso di lui. Nel calcio di oggi inoltre le cose non sembrano andare bene per i numeri 10: si sono affermati sempre più altre tipologie di calciatori, quelli che non hanno tecnica, ma hanno corsa e la utilizzano proprio per arginare i numeri 10, per cercare di limitare la loro enorme tecnica. I centrocampisti alla “Gattuso”, tanto per citarne uno, sono diventati sempre più gli antagonisti dei numeri 10, e forse negli ultimi tempi erano addirittura in vantaggio. Il calcio è infatti cambiato ed è diventato più fisico: spesso infatti si sottolineano maggiormente caratteristiche come la forza fisica, la corsa, l’interdizione, a scapito della tecnica, della classe, dell’estro.
I numeri 10 però resistono e qualche volta riportano la poesia nel calcio. Se si guarda al nostro campionato, Del Piero e Totti ieri hanno trascinato le proprie squadre facendole conquistare i tre punti grazie ad una loro magia. Non sono più giovanissimi, non hanno la corsa di Muntari o di Marchisio, ne la ferocia di Gargano. Non recuperano palloni e capita spesso che non abbiano fiato per aiutare i compagni in difesa. Ma giocano un altro sport, lo sport dei numeri 10, il calcio.