E’ un Antonio Conte amareggiato ma allo stesso tempo fiducioso quello che ha parlato alla Gazzetta dello Sport, all’indomani dell’udienza tenutasi a Roma per lo scandalo calcioscommesse. Ricordiamo che l’allenatore della Juventus e’ stato condannato dalla Disciplinare a 10 mesi di squalifica dopo che era stata respinta l’istanza di patteggiamento a 3 mesi e 200mila euro di multa.
“C’è una cosa che non rifarei se potessi tornare indietro: accettare controvoglia il patteggiamento. Non si patteggia l’innocenza anche se gli avvocati ti consigliano di farlo perché è un’opportunità e i rischi del dibattimento sono alti. E’ stato un errore – esordisce così il tecnico leccese – Certo, non avrei ammesso nulla, ma si sarebbe percepita una cosa diversa. Ecco, anche se oggi avessi la certezza dei tre mesi di stop, la mia risposta sarebbe no. Su un fatto concordo con i giudici: 90 giorni non erano una pena congrua. Quella giusta è zero: non ho commesso nè illeciti, nè omesse denunce”.
Sul suo coinvolgimento nello scandalo scommesse e sulle accuse di Carobbio, Conte si racconta a cuore aperto. “Quando il mio nome fu associato alle scommesse, quasi mi mettevo a ridere. L’avevo presa alla leggera. Tutto cambiò con la perquisizione”. “Carobbio dice che durante la riunione tecnica avrei annunciato il pari davanti a tutta la mia squadra? Si tratta di una accusa insensata – chiosa Conte – sarei stato così fesso da rendermi ridicolo e ricattabile da 25 giocatori? Lo stesso Carobbio fa riferimento al mio discorso: intenso e carico di motivazioni. E dopo averli spronati per lui avrei concluso dicendo ‘comunque pareggiamo’? Ma che senso ha?”.
Alla domanda se ha fiducia nei giudici, Antonio Conte è categorico: “Sì, sono convinto che leggeranno le carte con attenzione evitando, con il proscioglimento, un’ingiustizia. Ho la coscienza a posto, non penso possa dire lo stesso chi ha gettato fango su di me. Sbaglio o parliamo di un ex giocatore che ha ammesso di aver truccato partite per anni? Per carità, il fenomeno del calcioscommesse va stroncato. Ma non si può squalificare una persona in questo modo, senza nessun riscontro. Chiunque può alzarsi, puntare il dito su qualcuno e mandarlo al macello. Dei giudici ho fiducia, del sistema meno”.