Carlos Tevez ne ha combinata un’altra delle sue. Infatti, durante i festeggiamenti per lo scudetto conquistato dal Manchester City, l’attaccante argentino, in pullman, ha esposto uno striscione offensivo nei confronti del suo ex allenatore Alex Ferguson.
R.I.P. Fergie, questa la scritta che augura a Sir Alex il riposo tombale, sportivamente parlando. Il messaggio, che non è passato di certo inosservato, ha scatenato le giuste polemiche. “Carlos ha commesso un errore di valutazione ma non ha voluto mancare di rispetto” ha scritto il Manchester City sul proprio sito ufficiale, lasciando intendere che il giocatore avrebbe preso il cartello dai tifosi. “L’ho fatto nell’euforia del momento – si è giustificato Tevez – ma non ho certamente voluto mancare di rispetto nei confronti di Sir Alex Ferguson, che io ammiro sia come uomo sia come allenatore”.
Ricordiamo che ai tempi dello United, i rapporti tra Tevez e Ferguson non erano proprio idiliaci. Indimenticabili le parole del tecnico dei Red Devils, alla domanda se la sua squadra avesse mai potuto perdere il campionato per mano del City: “Non finchè vivo”. Lo striscione sarà stata la risposta colorita dell’Apache, che comunque resta di pessimo gusto, quasi macabro.
Da quando indossa la maglia del Manchester City, questa dello stricione offensivo non è la prima polemica che vede Tevez protagonista. Con Roberto Mancini infatti, c’è sempre stato un rapporto di amore-odio. La scorsa stagione l’avventura dell’argentino sembrava giunta al capolinea dopo l’ennesima lite con il tecnico marchigiano, per essersi rifiutato di entrare in campo. Tanto che si era di nuovo parlato di cessione, e il buon Adriano Galliani si era subito adoperato per portarlo al Milan. Ma poi non se ne fece più nulla e dopo essere stato messo «in castigo» dal club all’inizio del campionato, Tevez è stato perdonato ed è tornato in tempo per lo sprint scudetto.