Proprio sicuri che l’unico “mistero” del Milan sia quello legato ad Alexandre Pato? Martedì scorso, il brasiliano è finito ko contro il Barcellona: è avvenuto per la quattordicesima volta dal 2010 ad oggi. E pensare che l’attaccante era stato spedito negli Stati Uniti, in una clinica specializzata, per cercare di capire cosa ci fosse alla base dei suoi continui guai muscolari. Adriano Galliani, fino alla vigilia del match di Champions League, s’era sbilanciato, arrivando ad affermare che i problemi di Pato erano ormai stati risolti e si poteva poteva pensare al suo pieno recupero.
Contro il Barcellona Pato ha disputato la miseria di 14 minuti, poi s’è arreso. La sua stagione è finita con largo anticipo. Deludente il bilancio, visto che il sudamericano ha saltato più della metà delle partita ufficiali, siglando appena 4 gol: solo uno in campionato.
E pensare che a gennaio Pato doveva andare al Psg per 28 milioni di euro più bonus. Berlusconi bloccò l’operazione, ricevendo molti applausi per la tenacia nel trattenere un giovane campione. Troppo facile, ora, riconoscere che la mancata cessione del papero è stata una calamità per le casse del Milan.
Magari, però, il problema fosse solo lui, per il club di via Turati. C’è infatti un Kevin Prince Boateng la cui situazione non è poi così dissimile da quella di Pato. Il centrocampista ghanese ha giocato appena 22 partite su 46: meno della metà, insomma. Tra l’altro il principe è stato spesso sostituito, oppure è entrato nel finale di partita. Di fatti, i minuti giocati sono la miseria di 1700.
Ora, manco a dirlo, Kevin è fuori per infortunio (infiammazione al ginocchio), l’ennesimo da quando veste la maglia del Milan. Questa stagione è stata di gran lunga peggiore di quella precedente, quando comunque era riuscito a totalizzare 26 presenze in Serie A. In questa è arrivato appena a 14 e nemmeno domani, contro il Chievo Verona, ci sarà.
Dopo che i rossoneri sono stati scavalcati dalla Juventus in campionato, gli addetti ai lavori se la sono presa in coro contro Allegri. Certamente, il tecnico, qualche colpa ce l’ha per questo crollo di aprile. Ma quando si deve rinunciare a 10-12 giocatori alla volta, vincere diventa un’impresa quasi impossibile per qualunque allenatore.