In otto anni è riuscito a far resuscitare il Napoli, partendo dalla Serie C (attuale Lega Pro) per arrivare agli ottavi di finale di Champions League e alla conquista della Coppa Italia. Una vera impresa quella di Aurelio De Laurentiis, un presidente da molti giudicato anticonformista e in controtendenza nei confronti di tutto ciò che gli è scomodo all’interno del nostro sistema calcistico.
Sicuramente tra i presidenti più polemici della Serie A, ha sempre avuto molte critiche nei confronti dei vari presidenti di Lega (europea e italiana) e non le ha certo mandate a dire.
Dopo la fresca conquista della Coppa, che proietta il Napoli verso la Supercoppa Italiana di agosto, De Laurentiis è intervenuto ai margini di una conferenza stampa sulla medicina sportiva parlando della sua personalissima visione del calcio moderno, esponendo le sue idee senza porsi alcun limite:
“I miei sono otto anni di apprendistato ma credo di essere stato un precursore in tante cose. Dopo gli Europei si aprirà un tappo (calcioscommesse, ndr), ma io sono convinto di una cosa: nel calcio non c’è obiettività e le esperienze del passato si sovrappongono con quelle del presente e non possono prevedere di certo il futuro. Io guardo sempre al domani, detesto chi si autocelebra e penso che serva usare il passato per combinarlo col futuro. La sfrontatezza di chi è giovane può dare novità e freschezza. Adesso dico che serve un organico meno ridotto ed io avevo chiesto ad Abete se potevamo fare cambiamenti sulle sostituzioni. A lui ho detto che mi fa tristezza vedere giocatori in tribuna, è diseducativo: quel calciatore si sente depauperato del fatto istituzionale di far parte di una rosa. E poi –ha proseguito durante il suo lunghissimo discorso– dopo le gare c’è l’abitudine squallida e cafona di dare voti e pagelle. Ci devono giudicare solo i tifosi, poi sta all’allenatore giudicare i propri ragazzi“.