Cesena-Roma è solo una formalità del calendario per la squadra giallorossa, che ormai non ha più obiettivi da raggiungere e attende solo di conoscere il suo nuovo allenatore. Anche ieri Luis Enrique ha ribadito di voler lasciare la Capitale ai dirigenti di Trigoria, le cui pressioni per farlo rimanere sono state più un atto formale che una ferma volontà.
Le dimissioni dell’asturiano sono figlie di natura ambientale, che l’ha portato a un eccessivo accumulo di stress per una stagione con più ombre che luci. Il mister spagnolo ha sbagliato, e tanto, ma non è l’unico colpevole, perché anche dirigenza e giocatori hanno le loro responsabilità. La sua partenza sarà un colpo di spugna, che laverà solo le sue colpe e non quelle degli altri protagonisti di questa annata, che ha disilluso i mai così pazienti tifosi.
Per la sostituzione di Luis Enrique stanno salendo sempre di più le quotazioni di Vincenzo Montella, che lo scorso anno venne allontanato dai nuovi dirigenti in nome della famosa discontinuità con la gestione precedente. Come se fosse un peccato originale conoscere Roma e la Roma. Per le stranezze che regala il calcio, fra pochi giorni si potrebbe rivedere la scena di solo un anno fa. Un passaggio invertito di consegne fra Luis Enrique e Montella, che si prenderebbe una rivincita pari a quella dell’anno dello scudetto 2000-2001, quando le iniziali panchine a cui lo costringeva Capello diventavano gol rimasti nel cuore e nelle mente di una città intera.