Tutto il derby in apnea, ma Milano è ancora dell’Inter

Diciamolo sin da subito: non è stata una bella partita. Sia l’Inter che il Milan, negli ultimi anni, ci avevano abituato a incontri ben più scoppiettanti e spettacolari. Il derby numero 157 è stato invece avaro di scintille, ciò che non è mancato è stato l’agonismo e l’intensità di una partita che ha tenuto entrambe le tifoserie sulle spine fino all’ultimo secondo.

L’inizio è di marca nerazzurra, gli uomini di Stramaccioni partono subito aggressivi e pressano alto i portatori di palla rossoneri. Dopo 1 minuto e 38 secondi Cassano conquista una punizione sulla sinistra, la battuta di Cambiasso è lunga, Abbiati non esce e Samuel di testa brucia tutti, segnando il gol del vantaggio per l’Inter. La squadra di Allegri per 10 minuti va nel pallone, Abbiati regala un pallone incredibile a Milito che però, a tu per tu con il portiere, cincischia troppo e grazia clamorosamente il Milan. La scossa per i suoi la dà Montolivo con un tiro dai 30 metri che sibila di poco fuori. Sarà il leit-motiv della sua partita.
Le due squadre sono però contratte e sbagliano molto. I nerazzurri attendono passivamente gli avversari mentre il Milan non trova mai il guizzo per portare pericoli concreti alla retroguardia ospite. Alla mezzora la prima vera azione pericolosa dei rossoneri si sviluppa a sinistra: buco di Juan Jesus, Bonera va al cross basso e Boateng calcia di prima spedendo però a lato. Dopo il rischio corso l’Inter prova ad alzare nuovamente il baricentro e lo fa con due contropiedi che sfumano per errori di controllo, di Coutinho prima e Gargano poi.
Prima dell’intervallo c’è il tempo per le proteste dei giocatori di Allegri: palla in profondità per Emanuelson che fa ostruzione sull’uscita di Handanovic. L’arbitro arresta immediatamente il gioco, a mio parere giustamente, quindi a nulla vale la conclusione di Montolivo che poi termina in porta.

Nella ripresa Stramaccioni prova subito a cambiare volto alla sua squadra, fuori Coutinho e dentro Guarin. Deludente il brasiliano che vede pochissime volte il pallone e non riesce ad incidere in alcun modo sul match. Le idee del mister sono chiare: vuole dare più fisicità e dinamismo in mezzo al campo per permettere all’Inter di giocare più alta. I suoi piani però vanno in fumo dopo nemmeno 3 minuti, scioccamente Nagatomo interviene con il braccio in fase d’attacco. Era già ammonito e quindi si prende un rosso ineccepibile che lascia i nerazzurri in inferiorità numerica.
Cambia di nuovo allora l’allenatore scelto da Moratti togliendo Cassano e inserendo Pereira per un 3-5-1 molto propenso a diventare un 5-3-1 in fase difensiva.
Allegri invece gioca d’attacco, toglie De Sciglio e inserisce Robinho, la sua è una mossa azzeccata perchè l’Inter sulla propria corsia destra soffre tremendamente. Soprattutto con Gargano che sbaglia tantissimo in fase di impostazione e più volte lascia ripartire i rossoneri dalla sua parte. A tenere in piedi la baracca per gli ospiti è Cambiasso che tappa i buchi che i suoi compagni creano in più di un’occasione.
Il Milan trova spazi solo sulla fascia di Robinho o centralmente sui 30 metri. Allora Montolivo prova a colpire con i suoi tiri insidiosi che mettono in seria difficoltà Handanovic. La squadra di Allegri costringe l’Inter a barricarsi negli ultimi 16 metri, ma nonostante la pressione non riesce a creare occasioni da gol nitide, anche per la grande concentrazione difensiva dei nerazzurri.
Entrambi gli allenatori si giocano l’ultimo cambio, nel Milan esce El Sharaawy (come Coutinho non incide nel match anche se tiene più in apprensione Samuel & Co.) ed entra Pazzini; nell’Inter l’avvicendamento riguarda Milito e Palacio: encomiabile il lavoro del Principe che si sfianca per far salire la squadra, è pesante però l’errore commesso dopo 3 minuti a tu per tu con Abbiati. I rossoneri spingono e spaventano l’avversario soprattutto da sinistra: prima un cross di Robinho su cui Pazzini non arriva, poi Emanuelson prova una conclusione che viene deviata in angolo.
L’occasione più ghiotta però capita a Palacio che sfrutta uno dei pochi ribaltamenti di fronte fatti bene e arriva faccia a faccia con Abbiati. Il tiro è però debole e centrale, facile la parata per l’estremo difensore.
All’ 85′ l’episodio più importante per la moviola. Samuel con astuzia fa ostruzione su Robinho, l’arbitro ritiene che il gioco possa proseguire non ravvedendo alcun fallo. Personalmente è una situazione molto al limite, ma non sarebbe stato assolutamente uno scandalo se il giudice di gara avesse decretato un calcio di rigore, anzi.
L’ultimo brivido arriva sull’ennesima conclusione dalla distanza di Montolivo, Samuel si oppone e per poco non spiazza Handanovic. La palla esce però a lato e per il Milan è l’ultimo sussulto d’orgoglio di una partita nella quale ha cercato in tutti i modi di punire l’avversario limitandosi però ad una pericolosità potenziale e mai concretizzata.

Per Allegri saranno ora due settimane di fuoco, 7 punti in 7 partite sono un dato impietoso per lui che già non viveva un periodo sereno. Stramaccioni si gode invece i progressi, sotto il punto di vista della compattezza, della sua squadra. L’Inter tiene il passo della Juve (vincente a Siena) e del Napoli (2-1 all’Udinese) e resta a -4, mantenendo viva la sua candidatura al titolo con la quarta vittoria di fila tra campionato e Europa League.

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